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Romina Bassu
MALE GAZE
a cura di Manrica Rotili
14 dicembre 2017 – 9 febbraio 2018
Studio SALES di Norberto Ruggeri è orgoglioso di presentare la prima personale a Roma di Romina Bassu (nata a Roma, 1982, vive e lavora a Roma).
È innegabile che dietro la costruzione del modello femminile che ancora oggi ci viene proposto massivamente dalla tv, dal cinema e dalla pubblicità, c’è uno sguardo e che quello sguardo è uno sguardo maschile. Decenni di storia sociale e politica hanno fatto passare quello che poteva sembrare un semplice vizio dei tempi come un vero e proprio modello culturale, ossia che l’immagine della donna è un prodotto dello sguardo dell’uomo.
Il male gaze ha innescato un’esperienza di oggettivazione sessuale nei confronti della donna, non solo promuovendo modelli fisici irrealistici e un’attenzione ossessiva per la bellezza, ma anche incastrando la donna in ruoli e posizioni sociali ben precise.
Ma che succede se quello sguardo maschile viene messo sotto la lente di ingrandimento di uno sguardo femminile? Cosa vede una donna se osserva se stessa attraverso il filtro dello sguardo di un uomo? Qual è la rappresentazione di sé che restituirebbe se assumesse, criticamente, lo sguardo di un uomo?
Le opere che Romina Bassu presenta nella sua prima personale a Studio SALES di Norberto Ruggeri propongono una riflessione di questo tipo, una selezione di acrilici e di acquarelli che riflettono sugli stereotipi che il male gaze ha saldamente costruito e che ancora oggi dominano (inconsapevolmente?) il nostro immaginario collettivo.
Nei suoi lavori si vedono stereotipi femminili opposti e stridenti: la madre apprensiva, la casalinga orgogliosa del suo talento nell’arte della stiratura, la giovane donna in cerca di marito, la ragazza desiderosa di piacere e di apparire bella, anzi, bellissima; tutti archetipi femminili modellati secondo le esigenze di una cultura maschile e di una società dei consumi che diamo ancora oggi per scontati e che Romina Bassu rappresenta in una versione “alterata” dallo sguardo femminile.
Vengono da qui i suoi ritratti di donne eccessivamente euforiche, le pose forzate, gli accostamenti talvolta ironici e talvolta surreali che popolano le sue opere e che, come specchi, si riflettono le une nelle altre, deformando un immaginario precostituito, creando significati molteplici ed ambigui e lasciando un forte senso di sospensione in chi osserva.
L’artista ha scelto uno specifico immaginario iconografico per la sua indagine pittorica, quello degli anni Cinquanta, ovvero l’epoca in cui lo “sguardo maschile” ha affondato le sue radici per poi diramarsi nel ventennio successivo e fino ad oggi. Per anni Romina Bassu ha raccolto foto, locandine di film, vecchi rotocalchi e spot televisivi, creando un corposo campionario di immagini dal quale prende in prestito le atmosfere e le suggestioni in cui immerge i soggetti delle sue opere pittoriche, facendoli rivivere in una realtà storicamente collocata, ma al tempo stesso prepotentemente onirica.
Alcuni lavori raffigurano parti del corpo femminile frammentato, mani atte a compiere gesti semplici, “banali”, ma estremamente femminilizzati e potenziati di un carica erotica molto più forte della rappresentazione del corpo intero.
Quello di Romina Bassu è uno sguardo tutt’altro che ingenuo, è uno sguardo delicato, ma al tempo stesso irritante, che estremizza in modo distopico un mondo dominato dal male gaze.