Studio SALES di Norberto Ruggeri

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Stefano Arienti è nato ad Asola (MN) nel 1961; attualmente vive e lavora a Milano. Acquisisce la propria formazione artistico-culturale frequentando le lezioni di Corrado Levi al Politecnico, nel vivace clima degli incontri seminariali cui partecipavano artisti quali Richard Long, Daniel Buren, Tony Cragg. Stefano Arienti ha esposto nelle più importanti istituzioni nazionali e internazionali, tra cui: Museo d’arte contemporanea Villa Croce, Genova (2017, S); Museo Nazionale del Bargello e Antinori Art Project, Firenze (2017, S); Galleria Civica di Modena, Modena (2017, S); MOCA Cleveland, Cleveland (2016, G); Collezione Gori, Pistoia (2016, S); Museo Kartell, Noviglio (2015, S); Musée d’Art Moderne, Parigi (2013, G); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2012, S); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2012, 2007, S), Museo MAXXI, Roma (2011, 2004, S); MUSEION, Bolzano (2010, S); Museum of Contemporary Art, Chicago (2009, G); Palazzo Grassi, Venezia (2008, G); Artpace, San Antonio, Texas (2007, S); Fondazione Sandretto Rebaudengo, Torino (2005, S); Musèe d’art Moderne, Saint-Etienne (2004, G); MoMA PS1, New York (1998, G). Il suo percorso artistico si avvia negli anni ’80 presentando le carte piegate che sfruttano procedure molto semplici e ripetitive, le quali richiamano dinamiche quotidiane. Nel decennio successivo l’artista crea spesso lavori utilizzando materiali extra-pittorici (servendosi allo stesso modo di riproduzioni di quadri dei maestri del passato o di banali poster da supermercato) ricoprendoli con materiale flessibile e modellabile, come la plastilina o il silicone. Nello stesso periodo inizia a praticare incisioni o trafori su materiali presi dalla cultura popolare (dischi, pezzi di vecchie automobili). Le opere di Arienti sono realizzate a partire da un conceptual gesture eseguito su un oggetto, il quale viene così sottratto alla sfera dell’uso e dotato di aura. Oltre agli oggetti, l’artista gioca anche con i personaggi e i luoghi comuni della quotidianità italiana. Negli ultimi anni Arienti ha cominciato a realizzare opere e mostre installative, spostando l’analisi dal puro dato oggettuale alla dimensione ambientale. La sua ricerca prosegue sulle linee guida del rapporto con la tradizione popolare che da sempre caratterizza l’artista, ma si completa di uno sguardo a ritroso che Stefano Arienti getta sulla propria arte e sul proprio fare tecnico.
Stefano Arienti was born in Asola (Mantua) in 1961; currently he lives and works in Milan. He graduated in Agriculture in Milan; he gained his artistic-cultural training attending Corrado Levis lessons at the Polytechnic, in a lively climate of seminars that included artists such as Richard Long, Daniel Buren and Tony Cragg. He exhibited in the most important national and international institution: Museo d’arte contemporanea Villa Croce, Genova (2017, S); Museo Nazionale del Bargello e Antinori Art Project, Florence (2017, S); MOCA Cleveland, Cleveland (2016, G); Kartell Museum, Noviglio (2015, S); Musée d’Art Moderne, Paris (2013, G); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venice (2012, S); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2012, 2007, S); Museo MAXXI, Rome (2011, 2004, S); MUSEION, Bolzano (2010, S); Museum of Contemporary Art, Chicago (2009, G); Palazzo Grassi, Venice (2008, G); Artpace, San Antonio, Texas (2007, S); Fondazione Sandretto Rebaudengo, Turin (2005, S); MoMA PS1, New York (1998, G). His artistic career began in the Eighties when, among his first works, he presented folded papers that exploited very simple and repetitive means and procedures which recalled everyday dynamics. In the subsequent decade the artists works often using extra-pictorial materials, using reproductions of pictures by masters of the past or trite supermarket posters, covering them with malleable material such as plasticine or silicone. In the same period he began to engrave or perforate materials from popular culture. Arienti works are created by setting out from a conceptual gesture executed on an object which is thus taken out of its sphere of use and acquires an aura. In recent years Arienti has begun to create installation works and exhibitions, shifting analysis from the pure objectual datum to the environmental dimension. His research proceeds along guidelines of a relationship with popular tradition, which has always been one of his characteristics, but is completed by a backward glance at his own art and his own technical achievements, questioning himself on the capacity of art in a strict sense to influence culture in a broad sense.
SA 014-17