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Venerdì 27 Marzo 2015 alle ore 19.00 Studio SALES di Norberto Ruggeri è lieto di presentare la mostra personale di Avish Khebrehzadeh (Teheran, 1969, vive e lavora a Washington, DC). Si tratta dell’ottava personale in galleria per quest’artista, che fin dai propri esordi ha collaborato con SALES e che in quasi vent’anni di carriera e riconoscimenti (Leone d’oro alla Biennale di Venezia, 2003 – Premio per la Giovane arte italiana; Smithsonian Artist Research Fellowship 2011; Civitella Ranieri Foundation Fellowship 2014) ha mantenuto vivo e costante il contatto non solo con la galleria, ma anche con Roma (dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti) e l’Italia. Red, White, and Not Blue è il titolo di questa personale in cui Avish Khebrehzadeh presenta per la prima volta una nuova serie di lavori concepiti e realizzati nell’arco dell’ultimo anno, anno che per l’artista è stato un momento di profonda riflessione politica, civile e culturale. Le opere presentate sono ritratti di volti che traducono in forma sensibile il dialogo interno dell’artista e il suo risvolto emotivo, in una composizione estetica di ratio e intelligenza sentimentale. Con queste nuove opere Avish Khebrehzadeh introduce per la prima volta nella sua pratica l’elemento del reale come primo elemento di lettura dell’opera. Se da un lato ciò rende questi nuovi lavori particolarmente caratterizzanti all’interno della sua produzione, dall’altro questa svolta operata dall’artista non si configura come cesura, ma piuttosto come tappa decisiva di un percorso più lungo che Avish Khebrehzadeh sta compiendo da diversi anni. Ciò sia dal punto di vista formale che espressivo. Dal punto di vista formale è possibile vedere una continuità tra questi nuovi lavori e la produzione precedente, in particolare con i Blue Paintings (anch’essi realizzati su gessoboard) e la serie Maskhara cui l’artista si è dedicata a partire dal 2012 ed in cui per la prima volta Avish Khebrehzadeh – che aveva sempre aggirato la figurazione dell’essere umano – ha introdotto l’elemento del ritratto del volto. In questi Red and White paintings, se così possiamo nominarli, la figurazione si definisce ulteriormente e questa spinta verso il realismo sfocia addirittura nella presentazione di tre sculture, come se il reale stesso chiamasse l’immagine bidimensionale a reificarsi all’interno dell’universo fisico. Parallelemente dal punto di vista espressivo l’artista introduce un elemento politico esplicito. Il titolo della mostra Red, White and Not Blue allude a colori politicamente connotati, storicamente associati a valori di libertà, democrazia e uguaglianza. L’assenza di Blue Paintings si configura come un voluto gesto di privazione, con cui Avish Khebrehzadeh immagina una bandiera mancante del suo terzo colore. Tuttavia questo gesto non resta fine a se stesso, ma dà una nuova dimensionalità al linguaggio tipico dell’artista. I lavori in mostra si chiamano come frammenti, citazioni, titoli di opere che l’artista ha letto in questi mesi intellettualmente travagliati e che danno un’anima ai volti ritratti. Avish Khebrehzadeh, che nelle sue opere ha sempre richiamato l’atmosfera del mito e della fiaba, introduce qui l’elemento della contingenza. Sostituisce gli elementi dell’epoca pre-storica con quelli dell’epoca storica, la simbologia con la figurazione, la leggenda con la narrazione; come se lo stesso terrore e stupore che dal mito scaturisce e di cui esso si nutre, fosse qui applicato alla realtà.
Studio SALES di Norberto Ruggeri is proud to present a solo exhibition of Avish Khebrehzadeh (Teheran, 1969, lives and works in Washington, DC). This is the eigth solo show with the Gallery for the artist, that since her debut has worked uninterruptedly with SALES and that in almost 20 years of career and recognitions (Golden Lion at the Venice Biennale, 2003 – Young Italian Art Award; Smithsonian Artist Research Fellowship 2011; Civitella Ranieri Foundation Fellowship 2014) has maintaned an intense and constant contact, not only with the Gallery but also with Rome (where she attended the Accademia di Belle Arti) and Italy. Red, White, and Not Blue is the title of this show in which Avish Khebrehzadeh presents for the first time a brand new body of works conceived and realized during the past year, in a moment for the artist of deep political, civil and cultural reflection. The artworks presented are face portraits that give visible shape to the inner dialogue of the artist and its sentimental implications, in an aesthetic composition of ratio and emotional intelligence. With these new works Avish Khebrehzadeh uses, for the first time in her practice, reality as the first level of interpretation of the artwork. On one hand this make the new works particularly special within her whole artistic production, on the other hand, the change operated by the artist does not involve a fracture, but it is more a decisive step in a longer path that Avish Khebrhezadeh has been going through all over the present years. This happens both from a formal and an expressive point of view. From a formal point of view it is possible to see continuity between these new works and her previous production, particularly with the Blue Paintings series (which is also realized on gessoboard) and the Maskhara series, that she undertook in 2012 and in which for the first time Avish Khebrehzadeh began to portray human faces, something always previously avoided. In these Red and White Paintings, if we can call them so, visual representation is further refined and this pression toward realism results in the presentation of three scupltures, as if the real world itself could attract the bidimensional image towards a reification in the physical universe. Simultaneously, from an expressive point of view, the artist introduces an explicit political element. The exhibition title Red, White and not Blue alludes to three colours having strong political connotations, historically tied up to values of freedom, democracy and equality (as in the American, British and French flags). The absence of any Blue Paintings here amounts to an open gesture of deprivation, through which Avish Khebrehzadeh imagines a flag missing its third colour. However this gesture it is not self-referential, but projects the typical language of the artist into a new dimension. The artworks presented are nominated after fragments, quotations, titles of books and poems the artist read in these last intellectually troubled months and confer a soul to the faces portrayed. Avish Khebrehzadeh, who in her works always recalled the athmosphere of myths and fairy tales, introduces here contingency. She substitutes elements of the pre-history with those of the historical era, symbology with figurativism, legend with narration; as if the terror and the wonder that spring out from myth –feeding it in return- are here eventually applied to reality..