Studio SALES di Norberto Ruggeri

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Davide Monaldi
Racconto tropicale
con un testo di Ilaria Bonacossa
in mostra con opere di Stefano Arienti e Flavio Favelli
un progetto di Studio SALES di Norberto Ruggeri allo Spazio Brentano, Milano
6 – 9 Aprile 2016

Davide Monaldi produce sculture e installazioni in terracotta e ceramica smaltata, due materiali tipici della tradizione artigianale italiana, materiali che impongono lunghi tempi di lavorazione legati ai ritmi produttivi dei forni di cottura. La scelta per un giovane artista di relegare la propria produzione a un ambito quasi claustrofobico manifesta in realtà il desiderio di mantenere un rapporto intimo con il fare arte. Proprio il fatto che nel mondo dell’arte italiana questi materiali, passati gli anni del dopoguerra, (in cui furono strumentali alle ricerche di grandi artisti come Lucio Fontana, Leoncillo o Wilfredo Lam), siano stati praticamente dimenticati, rende il lavoro di Monaldi, sospeso tra una manualità artigianale e una ricerca concettuale, sorprendentemente anacronistico e capace di manifestare nel processo produttivo l’alienante condizione di essere un artista emergente in questo paese. Il fatto che i soggetti di Davide Monaldi siano limitati e ripetitivi, dimostra come l’artista si senta prigioniero di un dialogo con se stesso e gli oggetti domestici che lo circondano. Il valore manuale della produzione diventa metaforicamente quindi la chiave di volta per ancorare il suo fare artistico a una ricerca che prescinda dal suo universo concettuale e possa entrare in dialogo diretto con il pubblico. Le sculture di Davide Monaldi e le sue installazioni nascono dal bisogno di raccontare la propria vita attraverso gli oggetti quotidiani che lo circondano. Così colorate e allegre sculture realiste di hula-hoop, di mucchietti di elastici colorati, muri coperti da finte pareti di carte da parati, alternate a un proliferare di inquietanti figurine, che si rivelano poi essere sempre ritratti dell’artista stesso, ritraggono con malinconica auto-ironia il suo mondo. Ogni statuetta rivela, infatti a uno sguardo attento, i tratti somatici dell’artista che posando come una figurina da soprammobile sembra, da un lato evocare l’inutilità esistenziale del fare artistico, e dell’altra l’urgente bisogno di condividere i propri stati d’animo e le proprie emozioni. Tuttavia scolpire a misura reale serie di manufatti inutili eleva questi oggetti quotidiani a materia scultorea donando una patina di classicità. Esemplare la colonna di scatolette di cibo preconfezionato Provviste, 2016 che riporta l’idea della colonna classica in un contesto domestico. Memore della colonna di centrini da pasticceria dei tardi anni ’60 di Alighiero Boetti, che aveva trasformato con un gesto minimale la sua fragilità cartacea in un monumento poetico, Davide Monaldi ribalta completamente la situazione. La sua colonna di piccole scatolette di cibo impilate, la cui matrice pop è innegabile, è in realtà un insicuro strumento per contare il passare del tempo. Le scatolette della mala alimentazione giovanile si trasformano da scarti del proprio vissuto in segni carichi di memorie e ricordi. L’assurdo bisogno di riprodurre a mano in versione unica quelli che sono dei prodotti di massa, che affollano gli scaffali di ogni supermercato, rende il fare artistico di Davide Monaldi un gesto minimo di resistenza al consumo che nella sua costanza e nella sua ossessiva ripetizione diventa monumentale.

Ilaria Bonacossa
4 Aprile 2016

Davide Monaldi, Racconto tropicale, Studio SALES temporary space at Spazio Brentano, Milan, 06apr16.e